Comportati come un direttore d'orchestra.
Per la serie "cosa abbiamo imparato oggi", una lezione che ti potrà certamente aiutare ad avere ragione o meglio, che potrà aiutarti a non farti dire di no.
Perché le persone ci dicono di No?
Perché quando diciamo qualcosa c'è sempre qualcuno pronto a ribattere pur di venirci contro?
Se ti fosse capitato stai tranquillo, capita a tutti.
Capita molto spesso in realtà.
Anzi capita SEMPRE.
Le persone non amano ascoltare e questo non è solo un dato di fatto ma una costante della vita e dell'essere umano.
Perché non amiamo ascoltare?
Semplice, perché biologicamente siamo consapevoli che il nostro tempo non è infinito.
Sappiamo che entro breve tempo non saremo altro che un mucchietto di ossa e polvere.
Sembra brutta detta così ma è la paura realtà.
L'essere umano ha innata, dentro sé, un'intelligenza, definita intelligenza rettile che porta il ricordo della storia del mondo.
All'interno vi sono dei programmi come quelli di un computer che ci permettono di svolgere inconsapevolmente alcune azioni basilari.
Quando siamo in pericolo, quando non c'è possibilità di pensare, il nostro istinto prende il sopravvento e ci consente di reagire in base al programma preinstallato.
Molti scappano, altri affrontano, altri ancora si immobilizzano.
È incredibile, vero?
Perché non ci sediamo a discutere tranquillamente con l'assassino, dico io?
Perché questo programma prende il comando in quella determinata situazione.
Così come per la paura, abbiamo un programma che ci aiuta a gestire la noia, l'amore, la morte, e, come nel caso dell'articolo di oggi: il tempo.
Il tempo è ciò che di più caro abbiamo in questo mondo.
Molte volte ne abbiamo troppo e altre volte troppo poco.
Lo impieghiamo quasi esclusivamente per cercare di guadagnare soldi.
Quei soldi che ci serviranno per acquistare delle cose che, la maggior parte delle volte non hanno alcun significato.
Il saggio diceva che l'essere umano distrugge la sua salute nel tentativo di arricchirsi e poi spende la sua ricchezza per curare le malattie dovute ai sacrifici, alle rinunce e allo stress che gli ha portato quel lavoro.
Ma veniamo a noi.
Quindi la gente non ti ascolta perché non vuole perdere tempo.
E se decide di farlo, lo fa esclusivamente per un tornaconto personale.
Vi racconto una vicenda reale accadutami qualche giorno fa.
Sono stato nominato direttore Marketing e Comunicazione di una società sportiva.
La società non versava in condizioni rosee, tutt'altro.
Il mio intervento ha avuto come punto di inizio la realizzazione di un business plan che potesse, in qualche modo, guidarmi nel caos dove mi stavo trovando.
Ogni cosa che toccavo cadeva a pezzi.
Nonostante fosse una mansione retribuita, non nascondo di aver pensato a chi me l'avesse fatto fare di imbarcarmi in una situazione simile.
Di una cosa ero certo, il fattore campo sarebbe stato sicuramente ok.
L'avevo soltanto pensato e non passa mezz'ora che vengo convocato in campo per gestire una disputa.
Mammamia!
Anche il rapporto fra Staff e giocatori era molto complicato, così come la relazione fra dirigenza e allenatori.
In questa società esistono tutte le categorie, dai piccoli amici fino alla prima squadra.
Quattro sono le categorie fondamentali:
Juniores
U21
Prima squadra maschile
Prima squadra femminile
E qui ha inizio la nostra storia
Quattro categorie e quattro allenatori.
Mario Colella allena la Juniores.
Piero D'Anna L'Under 21.
Mario Leone la prima squadra maschile.
Tony Gualco la prima squadra femminile.
Mario Colella è un fenomeno tuttofare che allena la Juniores, gioca in prima squadra come portiere, allena i portieri della prima squadra femminile e gestisce anche una squadra di ragazzini.
Insomma un ciclone.
Aggiungiamo che lavora e che ha una famiglia.
Piero D'Anna è un ragazzo molto analitico che svolge la sua mansione in tranquillità e nel rispetto della sua tabella di marcia.
Mario Leone è un signore gentile e corretto.
Una persona alla quale potresti affidare la tua famiglia: un vero signore.
Tony Gualco, è un ragazzo particolare.
La stagione scorsa ha vinto il campionato con la prima squadra maschile che ha deciso di mollare per mancanza di stimoli preferendo la femminile (come dargli torto).
Juniores e U21 stavano andando piuttosto bene mentre le prime squadre femminile e maschile no.
La femminile puntava a vincere il campionato e si ritrovava, invece, quarta in classifica mentre la maschile che avrebbe dovuto salvarsi, si ritrovava in ultima posizione.
Chiaramente quando i risultati stentano ad arrivare, anche l'ambiente ne risente e così anche gli spogliatoi hanno iniziato a rumoreggiare.
La persona di riferimento è Mario Colella che è ben voluto da tutti per la sua preparazione e per il suo spirito di sacrificio.
Ma veniamo al dunque.
Riunioni che per motivi di lavoro avvenivano anche di notte.
La soluzione era stata trovata:
Mario Colella avrebbe gestito la femminile che intanto stava insorgendo contro Tony Gualco.
Mario Leone avrebbe aiutato Mario Colella a gestire la Juniores.
Piero D'Anna avrebbe continuato con la sua U21 e Tony Gualco sarebbe passato alla prima squadra che fu sua la scorsa stagione con ottimi risultati.
Ora avremmo dovuto solo comunicarlo agli allenatori.
Sembrava semplice ma comunicare qualcosa non è spesso naturale.
Allora, in base al mio ruolo ho suggerito al Direttore Sportivo di non comunicare ma giocare con gli allenatori al gioco del "Tappabuco".
Ho suggerito di iniziare la riunione parlando del problema nello spogliatoio della femminile (non fate battute 😁), raccontando la pura verità e cioè che la società sarebbe dovuta intervenire per tutelare allenatore e giocatori.
Quindi ho suggerito al DS di chiedere ai tre allenatori rimanenti chi si sarebbe assunto l'onere di allenare la femminile.
Tutti sappiamo che Mario Colella avrebbe alzato la mano.
Però avrebbe paventato la necessità di un aiuto per la categoria Juniores e chi avrebbe alzato la mano?
Mario Leone, suo amico e soprattutto brava persona, il quale avrebbe messo sul piatto i troppi impegni e come per magia, il DS avrebbe chiesto: chi seguirà la maschile?
A quel punto, Tony Gualco, il salvatore della patria sarebbe intervenuto pur di non restare senza squadra e uscendone da eroe.
Questa mia ricostruzione del futuro ha spaventato, non poco, i direttori che hanno preferito comunicare semplicemente gli spostamenti decisi.
Ecco il risultato:
Mario Colella ha accettato di buon grado e con lui, anche se un po' amareggiato anche Mario Leone che ha compreso, però, l'obiettivo della società.
Piero D'Anna non ha battuto voglio perché la sua posizione non è stata toccata ma veniamo alla pecora nera della vicenda: Tony Gualco.
Le motivazioni, i princìpi, lasciare le cose a metà, insomma una mare di scuse e borbotii.
Lui non conosceva la sensazione dello spogliatoio e non conosceva il pensiero che le ragazze avevano su di lui.
Per un giorno intero ha chiamato, ha inviato messaggi.
Ad un certo punto, tutti noi ci siamo pentiti di non averlo messo di fronte all'evidenza e cioè che la sua avventura celeste non era poi così celeste.
Il direttore generale lo ha chiamato e gli ha spiegato la situazione.
Lui ha voluto verificare con le ragazze e ricevute le risposte che lui stesso ha chiesto, ha chiamato il DS chiedendogli scusa e dicendo che se gli avesse raccontato immediatamente la verità, avrebbe accettato di buon grado la nuova mansione e soprattutto ha voluto ribadire quanto gli abbia dato fastidio sentirsi trattato come un oggetto.
Gli ha dato fastidio l'imposizione e avrebbe gradito il confronto e l'opinione.
Quindi ho avuto ragione io!
Non voglio applausi per carità ma questa storia deve far comprendere come le persone non amino le imposizioni, come non sopportino essere considerati dei semplici esecutori, come sia fastidio non essere interpellati.
Esiste un libro formativo dal titolo Seven Habbits, che io considero un vero e proprio libro sacro sulla formazione, che racconta proprio che per conquistare il cuore delle persone devi chiedere loro consiglio, il punto di vista e soprattutto quali sono i valori che li spingono ad alzarsi al mattino e decidere di vivere.
Le persone non vanno controllate, vanno soltanto accompagnate come si fa con i bambini a scuola.
Se hai avuto dei bambini, arriva il giorno in cui tuo figlio si vergogna di farsi accompagnare e se tu saprai rispettare questa sua esigenza, ti ricompenserà con il miglior regalo che un genitore possa ricevere proprio figlio: La Gratitudine.
Quindi non comunicare le mansioni ai tuoi collaboratori ma chiedi loro come preferiscono aiutarti ed aiutare se stessi in una determinata situazione.
Dopodiché non ti daranno soltanto il lavoro ma il cuore.
Una persona che ti dà il suo cuore ti porterà certamente grandi risultati e per questo ti ringrazierà.