È Notte, è molto tardi e non riesco ad addormentarmi perché mi sento profondamente triste.
La vita fa schifo.
Fa schifo perché non la comprendiamo o forse perché siamo così distanti dal viverla davvero che ci fa profondamente incazzare.
Se parlassi con dieci persone, probabilmente, tutte e dieci ti direbbero che la vita è una vera merda, che le cose vanno male, che il mondo, là fuori, è un disastro.
L'amore, forse, è l'unica ragione che ci spinge a continuare. L'amore per i figli, per il tuo partner, per i genitori.
Ma c'è una cosa ancora più bella, quella di sentirsi amati, amati davvero, profondamente, senza mezzi termini e senza secondi fini.
L'amore puro si tua madre, l'amore di due innamorati che si promettono per l'eternità, l'amore per il tuo cagnolino che, ogni volta che ti guarda, è come se stesse facendo l'amore con te.
Eppure, tutto questo, non basta.
Siamo tristi, infelici, arrabbiati.
La fiducia è rara o mal riposta.
I truffatori di sentimenti sono dietro l'angolo e pronti ad infliggere il colpo decisivo al tuo cuore.
È quando le cose sembrano cominciare ad andare per il verso giusto? Ecco che arriva la batosta che ti riporta dove meriti: al tappeto.
Che brutta cosa è la vita, spero vivamente che non ce ne sia un'altra, al termine di questa perché sarebbe un calvario.
Ma davvero non esiste niente per cui valga vivere?
È possibile che, quello che ci succede, ci porti ad abbandonare ogni speranza di felicità o (almeno) serenità?
Il vero motivo per il quale siamo tristi e infelici è uno soltanto: pensiamo di essere perché abbiamo non perché siamo.
Te lo spiego. Ho sentito persone, con le mie orecchie, pronunciare frasi dle tipo: "Come faccio a non essere felice con tutto quello che ho?"
Oppure: "Ma pensa a chi non ha nulla da mangiare o che non possa camminare...!"
Sono le tipiche frasi di chi crede (o è portato a farlo) che per essere felici si debba possedere qualcosa.
La felicità passa da oggetti o persone, mai da loro stessi e, per questo, per il fatto di non poter controllare cose e persone, si sentono sconfitti, quindi infelici.
La cosa tremenda è che, quando riescono ad ottenere ciò che desiderano, l'obiettivo raggiunto perde immediatamente di valore per donarlo a qualcosa di più lontano e desiderabile.
Questo modo di vivere non deriva da noi italiani ma ci è stato trapiantato dagli U.S.A. e dalla loro folle corsa al consumismo estremo che mira a creare un popolo di infelici perché, gli infelici, muovono costantemente il mercato del business alla ricerca di qualcosa che si trova oltre le proprie possibilità.
Oggi non posso iniziare il percorso con te ma desidero, ugualmente, darti un assaggio di come potrebbe essere.
Proviamo a ragionare per esclusione.
Se le cose che abbiamo o che desideriamo non donano la felicità significa che quella strada non si trova nelle cose stesse)(e aggiungo anche nelle persone).
La felicità o il concetto stesso, si può ritrovare esclusivamente dentro di noi.
Perché un semaforo, un giorno sembra buono mentre il giorno successivo si trasforma in nemico?
Cos'ha fatto il semaforo per trasformarsi da buono a cattivo?
Nulla, siamo cambiati noi cioè il nostro spirito interiore.
Ma come si può lavorare sul proprio spirito?
Partendo da qualcosa di molto, molto, molto più semplice: il nostro corpo.
Ecco un ashtag che, a breve, (mi auguro) avrà un grandissimo significato.
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