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Immagine del redattoreMirko Scravaglieri

Unabomber: un criminale o un visionario?

Perché Unabomber (Ted Kaczynski) ha voluto infliggere così tanto dolore alle proprie vittime?


Lui si sentiva pervaso anzi, invaso dalla tecnologia, dalle regole, dal sistema che le persone seguivano senza pensare come scimmie prive di qualsivoglia barlume di materia grigia.


Si era dunque isolato dal mondo cercando e riuscendo a vivere senza elettricità, televisione, comodità, perfino senza alcun rapporto umano ma questo non sembrava bastargli, voleva di più, egli desiderava molto di più.

Lui voleva dare un segnale, forse voleva che la gente si svegliasse dal “coma” in cui si ritrovava e per farlo ha pensato che soltanto episodi, forti, drammatici oserei dire, avrebbero potuto portarlo a raggiungere il proprio scopo.


E così, Ted Kaczynski, matematico con quoziente intellettivo 166 (6 in più rispetto Einstein) si trasforma in terrorista a suo dire, per salvare il mondo, quello stesso mondo che lui mise in pericolo gettandolo nel panico.

Era così intelligente, dotato e visionario da non riuscire a capire le persone e le stesse non riuscivano a comprenderlo neppure quando si sforzava per riuscire a diventare leggibile.


La sua frustrazione era tale da colpire specialmente la propria famiglia, nella fattispecie il fratello minore che ha sempre cercato di proteggerlo ma che, ad un certo punto, ha dovuto abbandonare.


Unabomber viveva isolato dal mondo in un capanno da lui stesso costruito con precise misure matematiche immerso nella natura incontaminata del Montana e che rappresentava per lui il reale concetto di libertà.

Coltivava la terra e cacciava per lo più e raramente accettava qualche lavoretto per racimolare qualche dollaro per le sue minime necessità (400$ l’anno).

Ma la libertà non gli è bastata, doveva completare un progetto più ambizioso, più importante al quale non riusciva a smettere di pensare, Ted desiderava che tutti potessero leggere il suo “Manifesto”.


Metodico e psicopatico, questo il responso degli esperti dell’FBI per giustificare anni di ricerche inutili, di milioni gettati via nel vano tentativo di fermarlo senza riuscirci.

Solo grazie al suo “Ego” è stato possibile intercettare uno dei criminali più importanti della storia perché proprio grazie alla pubblicazione del Manifesto, Unabomber ha scoperto un nervo, un lato “famoso” di sé: le idee già pubblicate o meglio, scritte qualche anno prima; idee che proprio suo fratello ha riconosciuto e denunciato all’FBI.


Perché Unabomer non ha semplicemente accettato di vivere come avrebbe voluto?

Perché si è dovuto trasformare in criminale?

Perché ha fatto soffrire e ucciso molte persone innocenti?


Le sue emozioni.

La risposta è “Le sue emozioni”.


Egli viveva una vita logica, precisa, perfetta ma ogni tanto, ogni tot, doveva fare i conti con se stesso, con la sua necessità di essere “umano”.

Proprio la sua incapacità di essere anzi, proprio per la sua incapacità di sentirsi ciò che sarebbe dovuto essere, il suo IO lo trasformava in qualcosa di profondamente lontano dall’essere umano: un mostro, ecco quello in cui si trasformava.

Un raptus omicida “cattivo” che durava oltre i livelli tradizionali in termini di tempo perché, in preda agli attacchi, costruiva ordigni molto sofisticati, li rivestiva per sembrare comuni pacchetti, scriveva l’indirizzo del destinatario e cosa incredibile, viaggiava per ore per spedirli da luoghi che mai avrebbero potuto collegarlo a lui.


Unabomber, Ted Kaczynski era una persona profondamente infelice, dotata di intelligenza fuori dal normale e proprio per via dell’ avverbio “fuori”, non è riuscito a vivere la propria normalità insieme con le altre persone.


Ted Kaczynski, Unabomber è una persona che ancor oggi sta sognando di respirare l’aria salubre del Montana ma che per colpa delle proprie emozioni, non potrà realizzare tale sogno perché terminerà la propria esistenza in cella, quella stessa gabbia che per lui era l’idea stessa dell’esistenza umana, schiava di un sistema che vuole tutti schiavi.

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